“Un atlante della sofferenza umana” nuovo rapporto IPCC dell’ONU sul clima suona allarme: “finestra per un futuro vivibile si sta chiudendo rapidamente”

Il 28 febbraio 2022 è stato pubblicato l’ultimo aggiornamento dell’IPCC (“Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico”, corpo di ricerca dell’ONU per studiare il cambiamento climatico), in particolare l’aggiornamento del Secondo Gruppo di Lavoro, relativo all’impatto dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e umani. Il rapporto, approvato da 195 paesi e scritto da 670 ricercatori provenienti da 67 paesi diversi, nelle parole del co-presidente del Gruppo II di lavoro Hans-Otto Pörtner, afferma, nel comunicato stampa dell’IPCC che “l’evidenza scientifica è inequivocabile: il cambiamento climatico è una minaccia per il benessere umano e la salute del pianeta. Qualsiasi ulteriore ritardo nell’azione globale concertata mancherà una finestra breve e che si sta chiudendo rapidamente per garantire un futuro vivibile “.

“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione”, ha affermato Hoesung Lee, presidente dell’IPCC. “Dimostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano. Le nostre azioni di oggi daranno forma al modo in cui le persone si adattano e la natura risponde ai crescenti rischi climatici”.

Questa è la seconda parte dell’ultimo rapporto di valutazione dell’IPCC, una revisione aggiornata e completa della conoscenza globale del clima, che ha richiesto sette anni di elaborazione e si basa sul lavoro sottoposto a revisione paritaria di migliaia di scienziati. Il rapporto di valutazione è il sesto da quando l’IPCC è stato convocato per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1988 e potrebbe essere l’ultimo ad essere pubblicato mentre c’è ancora qualche possibilità di evitare il peggio.

Alcuni punti chiave del rapporto, come evidenziati dal Guardian:

  • Ogni area è interessata, nessuna regione abitata sfuggirà agli impatti terribili dell’aumento delle temperature e delle condizioni meteorologiche sempre più estreme.
  • Circa la metà della popolazione mondiale – tra 3,3 miliardi e 3,6 miliardi di persone – vive in aree “altamente vulnerabili” ai cambiamenti climatici.
    Milioni di persone hanno davanti a sè carenze di cibo e acqua causate del cambiamento climatico, anche agli attuali livelli di riscaldamento.
  • Sono già in corso estinzioni di massa di specie, dagli alberi ai coralli.
    1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali costituisce un “livello critico” oltre il quale gli impatti della crisi climatica accelerano fortemente e alcuni diventano irreversibili.
  • Le aree costiere di tutto il mondo e le piccole isole a bassa altitudine subiscono inondazioni a temperature superiori a 1,5°C.
  • Ecosistemi chiave stanno perdendo la loro capacità di assorbire l’anidride carbonica, trasformandoli da pozzi di carbonio a fonti di carbonio.
  • Alcuni paesi hanno concordato di conservare il 30% della terra terrestre, ma conservarne la metà potrebbe essere necessario per ripristinare la capacità degli ecosistemi naturali di far fronte ai danni provocati su di essi”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez ha dichiarato: “Ho visto molti rapporti scientifici ai miei tempi, ma niente di simile. Il rapporto dell’Ipcc di oggi è un atlante della sofferenza umana e un atto d’accusa schiacciante contro la fallita leadership climatica“, ha affermato inoltre “I fatti sono innegabili. Questa abdicazione alla leadership è criminale. I più grandi inquinatori del mondo sono colpevoli di incendio doloso sulla nostra unica casa“.

La crisi climatica ha anche il potere di aggravare problemi come la fame, la cattiva salute e la povertà, chiarisce il rapporto. Dave Reay, direttore dell’Edinburgh Climate Change Institute presso l’Università di Edimburgo, ha dichiarato: “Come prendere una palla da demolizione su una serie di tessere globali, il cambiamento climatico nel 21° secolo minaccia di distruggere le basi della sicurezza alimentare e idrica, distruggendo attraverso le fragili strutture della salute umana ed ecosistemica, e alla fine scuotono i pilastri stessi della civiltà umana”.

Il New York Times nel suo articolo riguardo i punti chiave del rapporto afferma che:

“Ora è chiaro che molti di questi danni si manifesteranno se il riscaldamento supera 1,5 gradi Celsius, come è probabile nei prossimi decenni. (Siamo a circa 1,1 gradi ora.) E anche se superiamo 1,5 gradi ma le temperature vengono abbassate più tardi, potrebbero comunque verificarsi danni gravi e irreversibili, afferma il nuovo rapporto.

Oltre 1,5 gradi di riscaldamento, le regioni costiere, montuose e artiche potrebbero soffrire irreparabilmente, afferma il rapporto. L’aumento degli incendi, l’estinzione di massa degli alberi, l’essiccazione delle paludi e lo scongelamento del permafrost potrebbero rilasciare più anidride carbonica nell’aria, rendendo ancora più difficile arrestare il riscaldamento globale”

In un altro articolo più generale il New York Times afferma:

Molti leader, incluso il presidente Biden, hanno promesso di limitare il riscaldamento globale totale a non più di 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Questa è la soglia oltre la quale gli scienziati affermano che la probabilità di impatti climatici catastrofici aumenta in modo significativo.

Ma il raggiungimento di tale obiettivo richiederebbe alle nazioni di eliminare tutte le loro emissioni di combustibili fossili entro il 2050, e la maggior parte è molto lontana dal riuscirci. Il mondo è attualmente in procinto di riscaldarsi da qualche parte tra 2 gradi e 3 gradi Celsius in questo secolo, hanno stimato gli esperti.

Se il riscaldamento medio supera 1,5 gradi Celsius, anche i migliori sforzi dell’umanità per adattarsi potrebbero vacillare, avverte il rapporto. Il costo della difesa delle comunità costiere dall’innalzamento del mare potrebbe superare quello che molte nazioni possono permettersi”

Il Climate Action Tracker (CAT), analisi scientifica indipendente sostenuta da varie fondazioni e governi, tra cui la Fondazione europea per il clima (aviazione, navigazione, Thailandia, Iran, Nigeria, Colombia, Germania, Regno Unito, Vietnam, Kenya, reazioni dei governi alla pandemia di COVID-19 e governance del clima) e il Ministero tedesco dell’ambiente, della natura Conservazione e sicurezza nucleare (BMU) tramite l’Iniziativa internazionale per il clima (altri elementi).) che misura la situazione, stima (misurazioni aggiornate al novembre 2021) che entro il 2100:

  • secondo le politiche attualmente (policies and actions) in atto, raggiungeremo 2,7 C oltre i livelli pre-industriali, ben aldilà gli 1.5 C auspicato dagli accordi di Parigi
  • secondo gli obbiettivi dichiarati a livello nazionali dai singoli stati per il 2030 (National Declared Commitments, NDC) raggiungeremo 2.4 C
  • secondo gli obbiettivi dichiarati dai singoli stati sia per il 2030 che a lungo termine raggiungeremo 2.1 C
  • Nello scenario più ottimistico in cui venissero implementati TUTTI gli obbiettivi annunciati, raggiungeremmo 1.8 C, 0.3 gradi sopra l’obbiettivo di 1.5 gradi Celsius sopra i livelli pre-industriali stabilito dagli accordi di Parigi
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Afferma in una nota conclusiva il New York Times:

“Se agiamo ora, abbiamo molte scelte”, ha affermato Edward R. Carr, professore di sviluppo internazionale alla Clark University e autore del rapporto. «Dieci anni da oggi, molto meno. Fra trent’anni, non lo so”. Ha aggiunto: “Avremo sempre delle scelte. Ma saranno scelte meno buone e saranno scelte molto più difficili da fare”.

Immagine d’apertura: immagine degli incendi in Australia del 2019, che portato alla morte o ricollocamento di miliardi di animali, secondo il rapporto IPCC sul cambiamento climatico, questo sta aumentando e aumenterà sempre di più la probabilità e frequenza di simili eventi estremi